Il canone RAI è la tassa che chiunque possieda in casa una televisione deve corrispondere: non ha alcun valore asserire che i canali in questione non vengono seguiti, né che l’apparecchio non è adoperato.
Il canone è stato concepito alla stessa stregua della tassa di possesso delle automobili, per cui va corrisposto indipendentemente dal suo utilizzo.
Canone RAI: quando si paga, quando non si paga e su quali utenze è addebitato
Il canone va dunque pagato sempre, anche da coloro che sono inquilini e non proprietari dell’immobile.
I proprietari di più immobili, invece, ne corrispondono solo uno.
Qualora invece si sia titolari di un contratto di energia elettrica ma non di un apparecchio televisivo dovrà produrre un’autocertificazione all’Agenzia delle Entrate (da inviare annualmente), dal momento che l’addebito del canone in bolletta avviene automaticamente.
Esentati dal pagamento, oltre coloro che non possiedono una televisione e quelli chi vivono con una persona che ha già pagato il canone, sono anche gli ultrasettantacinquenni con un reddito inferiore a 6.713€ (anche in questi casi sarà necessaria una dichiarazione sostitutiva da inviare all’Agenzia delle Entrate).
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Mancato pagamento canone RAI: che cosa succede?
Qualora si omettesse la corresponsione del canone (cosa che può essere verificata o con «controlli a campione» o con specifici accertamenti qualora sussistano fondati dubbi sulla veridicità delle dichiarazioni sostitutive rilasciate dai contribuenti) l’Agenzia delle Entrate notifica un accertamento fiscale.
Dopo 60 giorni –termine per presentare ricorso – il credito viene iscritto a ruolo e viene delegato l’esattore del recupero coattivo del credito.
Questi notifica la cartella esattoriale per mancato pagamento del Canone Rai.
Il contribuente ha contro altri 60 giorni per presentare ricorso alla Commissione Tributaria –ricorso che però si giustifica solo per vizi “formali” della cartella, come la prescrizione, la decadenza, la nullità della notifica.
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Cartella esattoriale canone RAI: entro quando pagarla e termini di prescrizione
Dopo questi ulteriori 60 giorni la cartella esattoriale diviene definitiva, per cui l’Agente della riscossione passa a recuperare il dovuto per mezzo del pignoramento (del conto corrente, dello stipendio, della pensione).
Il termine di prescrizione del canone Rai, così come per quasi tutti i tributi, avviene in 10 anni a decorre dalla fine di gennaio dell’anno in cui va corrisposto il canone.
Dunque, un’eventuale cartella NON va più corrisposta se entro 10 anni l’Agenzia di Riscossione non notifica alcun avviso di pagamento canone rai o altro atto al contribuente (per cui la cartella risulta scaduta).
Tuttavia, una sentenza della Cassazione depositata lo scorso 30 aprile ha stralciato una cartella esattoriale di oltre 500 euro dovuta a titolo di canone Rai.
Questo ad attuazione del decreto fiscale 2018 che ha eliminato le cartelle di pagamento fino a 1.000€ (la soglia non si riferisce all’ammontare totale della cartella ma all’importo di ogni singola voce iscritta a ruolo, per cui il canone, che ammonta a 114€, ne è automaticamente incluso).
Né importa che, nella stessa cartella, vengano chiesti gli ultimi 10 anni.
Per non pagare cartelle esattoriali per canone non versato è però necessario che il debito dovuto sia iscritto a ruolo tra l’anno 2000 e il 2010 (lasso di tempo a cui si riferisce il provvedimento).
L’annullamento è “automatico”, per cui è già l’Agente della Riscossione a eliminare, dai propri file, gli elenchi del canone Rai, senza apposita istanza da parte del contribuente (dunque, occhio!).
La sanatoria spetta anche a chi ha presentato, negli scorsi anni, ricorso contro la cartella di pagamento.
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