Rottamazione cartelle defunto: come si devono comportare gli eredi?
Non è raro vedere, anche nelle migliori famiglie, fratelli e familiari vari contendersi i pezzi dell’eredità del caro estinto: ma cosa accade se oltre lasciti immobiliari e non, il defunto aveva contratto dei debiti rimasti insoluti? Le cartelle esattoriali di colui che passa a miglior vita che fine fanno?
I debiti fiscali si trasmettono agli eredi?
La cattiva notizia è che agli eredi vengono trasmessi, oltre gli onori, anche gli oneri: vale a dire che imposte e tasse si trasferiscono ai familiari salvo la rinuncia all’eredità.
Tale rifiuto, tra l’altro, deve avvenire nei 10 anni successivi all’apertura della successione.
Dunque, il debitore diventa quindi l’erede, costretto a rispondere in prima persona con il proprio patrimonio dei debiti contratti dal congiunto con l’Agenzia delle Entrate Riscossione, per cartelle di pagamento non estinte.
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La responsabilità degli eredi per i debiti fiscali del defunto?
L’Agenzia delle Entrate Riscossione può chiedere l’integrale pagamento di una cartella anche ad uno solo degli eredi (ma questi potrà poi rivalersi nei confronti degli altri coeredi): ma cosa nello specifico può esigere l’ente di riscossione?
Può richiedere la corresponsione delle imposte evase dal defunto ma non le sanzioni, che quindi non si trasferiscono mai agli eredi.
In pratica, se nella cartella l’importo è dato dalla somma dell’imposta evasa e della sanzione per l’omesso versamento, quest’ultima parte sarà risparmiata agli eredi.
In che modo?
È sufficiente che questi presentino un’istanza in autotutela da inviare sia all’Agenzia che all’ente titolare del credito (per esempio, nel caso di omesso versamento dell’Irpef o IVA all’Agenzia delle Entrate; nel caso di omesso versamento di imposte locali, al Comune o alla Regione; etc.).
E questo anche se il contribuente deceduto aveva in corso un piano rateale di pagamento non ancora concluso. Per cui possono essere richieste solo le sanzioni dovute per le rate non versate nei termini dopo la morte del congiunto.
Attenzione però: l’istanza in autotutela non sospende i termini per impugnare la cartella davanti al giudice (che, nel caso di multa stradale, è di 30 giorni; nel caso di imposte è di 60 giorni; nel caso di contributi previdenziali è di 40 giorni). Così, se l’Agenzia delle Entrate Riscossione non dovesse rispondere nei tempi, l’erede deve procedere ugualmente al ricorso davanti al giudice competente, perché in caso contrario la cartella diventerebbe definitiva e non ci sarebbe più modo per farla annullare.
E ciò significherebbe per l’erede vedersi costretto a pagare l’intero importo anche se non dovuto.
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Comunicazioni necessarie degli eredi alla morte del parente: cosa succede se non viene riferita?
Un altro frangente che esclude il pagamento della cartella da parte degli eredi è una notifica eseguita non correttamente.
A morte avvenuta, la cartella deve essere notificata, presso l’ultimo domicilio del defunto, agli eredi impersonalmente. In pratica, sulla busta dell’Agenzia delle Entrate Riscossione, nella sezione relativa al destinatario, non vi deve essere il nome e cognome del contribuente trapassato, ma la dizione “Eredi del sign…”. Se la cartella è indirizzata ancora al contribuente deceduto, la notifica è nulla.
A meno che non sia trascorso 1 anno dal decesso del contribuente, termine oltre il quale la notifica andrà fatta personalmente ai singoli eredi, e quindi presso il loro indirizzo e con il rispettivo nome indicato sulla busta.
Qualora invece gli eredi comunichino all’Agenzia delle Entrate e ad Agenzia delle Entrate Riscossione il decesso del contribuente, la notifica della cartella, da effettuarsi non prima di 30 giorni dalla comunicazione, andrà eseguita personalmente, e non all’ultimo domicilio del caro estinto e impersonalmente a tutti gli eredi.
Un altro modo per salvaguardarsi da un’eredità inficiata da debiti è l’accettazione
con beneficio di inventario, per mezzo della quale i creditori potranno aggredire solo i beni ottenuti in eredità e non anche quelli personali dell’erede.
In ultima istanza si possono scansare le cartelle esattoriali per debiti del defunto rinunciando all’eredità, cosa che può avvenire solo dopo l’apertura della successione e mai prima, e sempre che non la si sia già accettata.
Quindi è bene, prima di acconsentire all’eredità, verificare la situazione debitoria del defunto facendosi consegnare un estratto di ruolo dall’Agenzia delle Entrate Riscossione, per verificare a quanto ammontano le pendenze insolute, e rinunciare nel caso in cui siano eccessive (a patto che non siano decorsi 10 anni dalla morte, o che non sia già in possesso dei beni del defunto, che dispone di solo 3 mesi dall’apertura della successione per redigere l’inventario e altri 40 giorni per comunicare se intende rinunciare all’eredità o accettarla con beneficio di inventario).
Per formalizzare la rinuncia bisogna presentare ad un notaio o un cancelliere del tribunale del circondario in cui si è aperta la successione una dichiarazione di rinuncia.
Prescrizione cartelle defunto
In ultima istanza un consiglio agli eredi: controllare sempre la prescrizione delle cartelle, perché trattandosi di debiti “datati” potrebbero essere ormai scaduti.
Se vi trovate in questa situazione e avete bisogno della consulenza legale di un avvocato tributarista potete compilare il formulario che trovate in questa pagina cliccando semplicemente sul bottone verde che trovate qui sotto.